Lo scandalo del Cpr di via Corelli, cibo avariato e malattie ignorate: "L’appalto vinto con firme false"

Frode in pubbliche forniture, indagati madre e figlio amministratori della società di gestione. Incassati 40 euro al giorno per migrante

Milano - L’offerta tecnica, messa nero su bianco, promette alimenti "consistenti in prodotti e materie prime provenienti da produzione biologica, Dop, Igp e tradizionale". La realtà, però, è diversa.

Gli stranieri trattenuti nel Cpr di via Corelli 28 ricevono "cibo maleodorante, avariato" e "scaduto". Carenze che riguardano anche le cure mediche, in una struttura alla periferia di Milano dove, annota la Guardia di finanza, sono presenti "ospiti affetti da epilessia, epatite, tumore al cervello, gravi patologie psichiatriche, tossicodipendenti considerati idonei alla vita in comunità ristretta". Persone come un algerino di 57 anni, "cui sarebbe stata asportata la milza nel 2018".

Ieri i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme gialle di Milano, coordinati dai pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari, sono entrati nel centro per acquisire documenti, cartelle cliniche, liste di dipendenti attuali e passati e di chi è entrato e uscito dalla struttura. L’indagine, per frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta, è a carico della 73enne Consiglia Caruso (amministratrice della società che gestisce il centro, Martinina srl) e del figlio 40enne Alessandro Forlenza (amministratore di fatto della srl di proprietà della moglie, non indagata).

Indagata per la legge 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti anche la società, con sede in provincia di Salerno, risultata "sprovvista di qualsiasi modello organizzativo idoneo a prevenire la commissione di reati di frode nelle pubbliche forniture". Martinina, che gestisce anche il Cpr di Palazzo San Gervasio a Potenza e un centro a Taranto, già al centro di denunce pubbliche ed esposti, si è aggiudicata il 10 ottobre 2022 la gara d’appalto della Prefettura di Milano da 1,3 milioni di euro per la struttura per l’identificazione e il rimpatrio dei migranti irregolari con una capienza di 72 posti poi scesi a 48.

In realtà, la srl di Pontecagnano Faiano aveva preso in mano la gestione già sette mesi prima, il 14 marzo 2022, subentrando con la formula della cessione di ramo d’azienda a Engel Italia, di fatto amministrata dalle stesse persone, che aveva vinto il bando del 2021. Una tariffa di 40,18 euro a migrante al giorno (quasi il doppio di quanto ricevono le coop che si occupano di accoglienza), più 132,6 euro per il kit di primo ingresso, a fronte di servizi carenti ed "espedienti maliziosi e ingannevoli", si legge nel decreto di ispezione, "idonei a far apparire l’esecuzione del contratto d’appalto conforme agli obblighi assunti". Un presidio sanitario "gravemente deficitario", prestazioni specialistiche "raramente effettuate per mancanza di fondi", la "mancanza di medicinali". Un uomo, secondo le testimonianze raccolte dalla Gdf, "non ha potuto effettuare una gastroscopia perché il gestore non pagava il ticket". Un altro "pur avendo il piede fratturato, non ha potuto effettuare la visita per il rifiuto del gestore di pagare". Un terzo uomo, emerge dell’inchiesta, "annientato dal mal di denti non aveva ricevuto cure in quanto il direttore sanitario del centro disse: “ma ce li abbiamo i soldi per ricostruire i denti a questo ragazzo?".

Tra le persone ascoltate anche l’infettivologo Nicola Cocco, esperto di medicina penitenziaria, che in passato ha visitato il Cpr con il senatore Gregorio De Falco. "Anche la pulizia lasciava a desiderare – ha spiegato il medico – i bagni erano in condizioni vergognose e le camerate sporche. L’unica pulizia che veniva fatta era per le parti comuni, e anche un po’ all’acqua di rose". Dall’inchiesta è emerso anche il mancato pagamento del Tfr a "quasi la totalità dei dipendenti", altri ritardi e violazioni delle norme sul lavoro. I luoghi di culto sono "totalmente assenti", il "servizio di ausilio psicologico/psichiatrico" è "largamente insufficiente e fornito da personale che non conosce le lingue", senza mediatori culturali. Poi c’è il capitolo legato a "documenti contraffatti e firme apocrife" presentati durante la gara d’appalto, vantando convenzioni e protocolli d’intesa – in realtà inesistenti – con parrocchie, comunità religiose e associazioni. Tra queste la società sportiva Scarioni 1925: l’accordo risulta stipulato il 24 agosto 2022 dall’ex presidente, morto nel marzo 2020.

Le accuse della Procura ricalcano in toto il contenuto del report-denuncia di ottobre di Naga e "Mai più lager-No ai Cpr": nel dossier si parla di cartelle cliniche mai consegnate, cibo con vermi e violenze. "Nell’ambito della costante e approfondita attività di monitoraggio esercitata dall’Ufficio Territoriale del Governo presso le strutture governative preposte all’accoglienza e al trattenimento degli stranieri, nei mesi scorsi erano emerse criticità gestionali a carico del medesimo soggetto – hanno fatto sapere ieri da Palazzo Diotti –. In esito all’esame della documentazione, la Prefettura aveva avviato a carico dell’ente gestore un procedimento amministrativo per la contestazione di talune condotte ritenute contrarie agli obblighi contrattuali. Tale procedimento si è concluso quindi con l’irrogazione della massima sanzione convenzionalmente prevista".

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