Inchiesta sul Cpr di via Corelli, i testimoni: «Richieste d’asilo mai trasmesse e persone chiamate con i numeri»

diLuigi Ferrarella

Il contratto d’appalto? Coperto da «segreto industriale». Le accuse della Procura alla società che, nel 2022, ha vinto l'appalto per la gestione del centro: frode nelle pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti 

«Sono il numero…», segue una cifra, «e vorrei parlare con qualcuno di voi»: quando uno dei migranti nel Cpr-Centro permanenza rimpatri milanese di via Corelli ha esordito così, i militari della Guardia di Finanza, che venerdì scorso insieme a tre pm stavano svolgendo l’ispezione a sorpresa nel Cpr, si sono guardati in faccia. Poi, però, vedendo che su una lavagna alla parete le prescrizioni di giornata erano abbinate agli ospiti indicati con dei numeri, hanno capito: chi entra nel Cpr è da lì in poi chiamato con il numero del tesserino abbinato all’ingresso. E anche senza avventurarsi in improponibili paragoni con quello che di analogo è accaduto nella Storia in altri campi di trattenimento, questa spersonalizzazione finisce per sposarsi subito a una compressione dei diritti. Basti considerare le conseguenze dell’assenza ad esempio di uno dei servizi (quello di informazione legale) che, pur assicurato dalla società privata salernitana La Martinina srl per vincere nell’ottobre-novembre 2022 l’appalto della Prefettura da 4,4 milioni per un anno di gestione del Cpr, in realtà non erano erogati, difformità alla base ora dell’inchiesta della Procura per le ipotesi di frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta.

Che non fosse un lusso, o uno sfizio, lo fa capire l’episodio messo a verbale da un teste, I.M., che ha lavorato per poche settimane nel Cpr: «Una volta negli uffici di Alessandro Forlenza (il gestore del Cpr, indagato insieme alla società e alla madre amministratrice Consiglia Caruso), ho visto tutta la documentazione di A.E.E. (uno straniero trattenuto nel Cpr, ndr) che attestava le torture che aveva subito nel suo Paese. Senza dire nulla a nessuno, ho contattato l’avvocato di A.E.E. per sapere se fosse stata inviata tutta la documentazione inerente alla sua richiesta di asilo, e solo allora sono venuto a conoscenza che Forlenza non l’aveva trasmessa, e che di conseguenza la richiesta di asilo politico era stata rigettata dalla Commissione territoriale della Prefettura di Milano».

Quanto poco il tema dell’informazione legale fosse tenuto in conto lo fa capire anche la deposizione dell’attivista del Naga che nel marzo 2023 aveva avuto l’autorizzazione a una visita con preavviso nel Cpr: «Abbiamo chiesto se vi fossero informative legali e mi pare che nessuno comprendesse, i pochi che capivano la domanda ridevano. Faccio inoltre presente che al direttore del centro è stato chiesto chi facesse l’informativa legale, e ha risposto che provvedeva lui. Richiesto in cosa consistesse, si è limitato a rispondere che faceva quanto previsto dalla legge. Gli abbiamo chiesto dove fosse questo opuscolo informativo» da distribuire per legge nel Cpr, «e anche in questo caso non ci è stata data nessuna risposta».

Anche in seno alla Prefettura si dovrà capire come non sia stata percepita la fittizietà (persino con firme di persone morte da due anni o di società chiuse da un anno) delle convenzioni che la Martinina srl per aggiudicarsi l’appalto fece figurare come apparentemente sottoscritte con tutta una serie di enti in teoria fornitori di altrettanti servizi per il Cpr. Il teste Lorenzo Figoni è stato il coautore mesi fa con Luca Rondi di una inchiesta di Altraeconomia sull’uso di psicofarmaci condotta attraverso richieste di accesso civico agli atti, e la sua deposizione il 16 novembre ai pm Giovanni Cavalleri e Paolo Storari sembra tratteggiare una sorta di sudditanza psicologica della Prefettura nei confronti della società privata che gestiva il Cpr: «Proposi l’istanza di riesame al responsabile trasparenza del Ministero dell’Interno, sottolineando che sul sito della Prefettura era presente lo schema di contratto di appalto (quindi non sottoscritto dalle parti e cosa ben diversa dal contratto vero e proprio), e che anche il modello di offerta tecnica presente sul sito era non compilato. La Prefettura ha chiamato, in opposizione, la società La Martinina. E quest’ultima comunicò che si opponeva alla trasmissione dell’offerta tecnica per questioni di segreto tecnico industriale».

Al funzionario della Prefettura, di cui fa il nome, Figoni aggiunge di aver «chiesto ulteriori spiegazioni rispetto alla non ostensibilità della documentazione richiesta, ritenendo io che un contratto pubblico debba essere pubblico. Lui mi disse che La Martinina srl aveva chiesto di non trasmettere l’offerta tecnica in quando soggetto privato che partecipa a bandi di gare, e aggiunse anche che la società La Martinina sosteneva che, se l’offerta tecnica fosse stata resa pubblica, sarebbero stati ‘rovinati’, riferito comunque al know-how». In prima battuta, peraltro, La Martinina era arrivata seconda nell’appalto, battuta dall’offerta del Consorzio Hera Soc. Coop. per 97,11 punti a 93,75: entrambe le offerte risultarono però anomale, partì quindi la «verifica di congruità e sostenibilità» che si concluse il 10 ottobre 2022 con l’esclusione di Hera per «offerta anomala», e l’aggiudicazione all’offerta «congrua e sostenibile» di La Martina srl.

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4 dicembre 2023 2023